venerdì 28 maggio 2010

Soddisfazione

Grande soddisfazione è stata espressa dal Presidente Riccio, per la riuscita dell'incontro con l'On. De Magistris.
Il Presidente ha anche portato all'assemblea il messaggio di congratulazioni ricevute dal segretario provinciale G. Silipo.

Acqua, un nuovo problema a Girifalco

L'acqua a Girifalco è potabile o meno? a chi chiedere? chi può dirci se si può usare per usi domestici?
E poi, cosa è successo? Di chi è stata la colpa di questo "inquinamento"? Pagherà il colpevole?

La popolazione usufruirà di uno sconto per questi giorni di "disfunzione"?

Eolico a Girifalco



Da qualche giorno le pale dell'eolico girifalcese hanno cominciato a girare.Credo sia iniziata la fase di collaudo

La manovra dei misteri.Abolizione delle province?

Si, no. Boh. Non si sa.
Intanto il sentore Bossi tuona "Se toccano Bergamo è guerra civile" e nessuno dice niente. Allora se la manovra non la conosce neanche Tremonti, come può Barroso esprimere opinioni?

martedì 18 maggio 2010

Incontro dibattito sul tema "Risorse pubbliche ed etica della politica"





Lunedì 24 maggio, alle ore 19,00, presso il palazzo comunale di Girifalco, si svolgerà un incontro dibattito con la partecipazione dell'on. Luigi De Magistris

sabato 15 maggio 2010

Firma i tre quesiti referendari




Dicono che con il legittimo impedimento il governo potrà affrontare sereno le riforme.

Ma le uniche riforme che interessano a Berlusconi sono la reintroduzione dell’immunità parlamentare e l’impunità per i reati di cui è accusato.
Dicono che con il legittimo impedimento si assicura la governabilità del Paese.

Ma gli altri impegni mondani che Berlusconi prende non gli impediscono di governare, come mai i processi sì?
Dicono che non si tratta di un'altra legge ad personam.

Mentono. I processi Mills e Mediaset di Berlusconi sono sospesi ed anche gli altri che arriveranno.
Dicono che rimarrà in vigore solo 18 mesi.

Non è vero. Sarà prorogato fino a quando non cambieranno la Costituzione per assicurarsi l’impunità.
Ti dicono che la magistratura rimarrà un potere indipendente dello Stato.

Ma il magistrato non ha più la possibilità di processare i ministri anche se commettono reato.
Dicono che siamo tutti uguali di fronte alla legge, secondo l'art. 3 della Costituzione.

Ma non è così, per il presidente del consiglio e i suoi ministri non valgono più le stesse regole che per gli altri. Per loro il magistrato può solo rimandare alle calende greche l’udienza.
Dicono che il nucleare è sicuro.

Ma in Francia ci sono più di 100 incidenti l’anno. E dove metteremo le scorie? Il problema dello stoccaggio non è stato ancora risolto. L’Italia diventerà inoltre un obiettivo terroristico.
Dicono che il nuovo nucleare è sicuro. Ed economico. E veloce da costruire.

Non è vero, con i tempi e i costi del nucleare franco-berlusconiano, che sono il doppio di quelli previsti dal governo, l’Italia non rispetterà le direttive europee sulla riduzione delle emissioni.
Dicono che il nucleare non ha impatti sull’ambiente.

Ma una centrale nucleare, oltre alle scorie, utilizza enormi quantità d’acqua, compromettendo l’equilibrio idrogeologico della zona in cui viene costruita.
Dicono che con il nucleare in Italia saremo energeticamente autosufficienti.

Ma tu hai mai visto giacimenti di uranio in Italia? Lo compreremo dall’estero. E comunque le 4 centrali previste arriverebbero a malapena all’8% del fabbisogno energetico nazionale.
Dicono che il nucleare abbasserà le tariffe dell’energia.

Ma nessun privato al mondo costruisce centrali nucleari senza finanziamenti pubblici enormi a scapito delle tariffe.
Dicono che viviamo in democrazia.

Ma i siti delle centrali verranno scelti dal Governo e dai privati che costruiranno. I cittadini non avranno diritto di parola.
Dicono che la privatizzazione dell'acqua è il futuro.

Ma il resto del mondo sta tornando all'acqua pubblica.
Dicono che l'acqua privata è più economica di quella pubblica.

Chiedi in Toscana, dove l'acqua è privata da 15 anni e le tariffe sono le più alte d’Italia.
Dicono che la privatizzazione dell’acqua migliorerà i servizi.

Ma l'acqua pubblica va incontro ai bisogni dei cittadini mentre i privati inseguono solo i profitti: chi li obbligherà a investire nelle infrastrutture?
Dicono che l’acqua rimarrà un bene fondamentale e inalienabile.

Ma cosa impedisce a un privato di togliere il servizio a chi non può pagare una bolletta? Puoi restare una settimana senza acqua?
Dicono che con l’acqua privatizzata non ci saranno discriminazioni.

Ma un privato non ha interesse a raggiungere zone isolate o difficili da collegare.
Dicono che aprendo al mercato privato la concorrenza migliorerà i servizi.

Ma le grandi società francesi sono già pronte a spartirsi il bottino “Italia”. Altro che concorrenza!

mercoledì 12 maggio 2010

Accadde a GIROCONDO

Ogni riferimento a cose o persone è puramente casuale

A Girocondo la primavera del 2010 non è stata clemente. Sole e nubi, pioggia e tanto vento. Certamente, nulla di più naturale, marzo in particolare, si sa, è dispettoso, si diverte a imporre a piene mani il suo carattere lunatico e zuzzurellone. Da un po’ di tempo in paese la gente aveva perso la voglia di scherzare. Lentamente, s’era diffuso un sentimento di malinconia ,riconducibile,con ogni probabilità, alla vergogna. Si poteva affermare che tutto il paese fosse ottenebrato da un’inspiegabile e crescente sensazione d’ incertezza. I più lungimiranti sentivano addosso una forte precarietà, come se qualcuno o qualcosa li avesse condotti sulla scena di un auto-impalamento collettivo. I paesani, intontiti, parlottavano tra loro senza alcuna consapevolezza, pareva che lì, nelle strade, nelle case,nelle piazze, nei locali pubblici, si fosse convocato, come per incanto, un raduno di fameliche portinaie. Attraverso il loro frenetico tam tam, una strana notizia veniva confermata e smentita, gridata e farfugliata. Nessuno seppe dire chi per primo si accorse che la signora più bella era scomparsa. L’infausta scoperta venne addebitata, in un primo momento, ad alcune donne che, risiedendo nello stesso rione, avevano preso l’abitudine quotidiana di chiacchierare tra loro. Queste, ignare, smentirono immediatamente ogni loro coinvolgimento dichiarando laconicamente che i loro discorsi trattavano questioni prettamente private. La novità passò anche attraverso i giornali, ma si perse incomprensibilmente tra le altre notizie e tra le numerose inserzioni pubblicitarie. Gli abitanti reagivano all’evento ognuno a modo proprio: c’era chi si rammaricava, chi gioiva, chi la prendeva come una cosa molto seria. C’erano alcuni che non riuscivano a capacitarsi dove fosse il problema, altri se ne infischiavano semplicemente e altri ancora subodoravano la solita bufala. La bella signora non apparteneva a nessuna delle famiglie del paese. I più vecchi la ricordavano fin dalla loro infanzia, nel suo immutabile fascino, raccontando meravigliati come, a loro volta, i loro nonni la rammentavano con le stesse parole e lo stesso stupore. La bella signora, grazie a una propensione naturale, aveva il dono di diffondere attorno a se la singolare essenza del sacro. Bastava la sua sola presenza per conferire, alle parole e ai comportamenti delle persone, agli ambienti, a cui faceva visita,un illimitato decoro. Soltanto chi aveva interiorizzato il suo prezioso messaggio d’amore poteva portare lo sguardo verso l’alto, là, dove gli uomini e le donne sono liberi di autodeterminarsi e di rivendicare il loro diritto alla felicità. Quindi, per l’intera comunità ritrovare la bella signora, che i più colti vedevano immortalata in un famoso quadro di Delacroix, era divenuto un bisogno irrinunciabile, un’ angosciosa emergenza. Il sindaco, preso alla sprovvista, per prevenire eventuali accuse d’inefficienza, convocò in seduta straordinaria la giunta comunale. L’aula consiliare era stracolma di gente quando il nostro prese la parola. Egli disse che ricordava la signora vagamente. A pensarci bene, in passato, l’aveva anche intravista qua e là aggirarsi nelle strade del paese. Sommesso, tentò di giustificarsi dichiarando che ultimamente era stato assorbito completamente dagli impegni e dalle responsabilità pubbliche e che non aveva per niente considerato questo tipo di complicanza. Osservandolo, si poteva facilmente cogliere un uomo prostrato. Egli parlava a basso voltaggio, aveva il viso spossato e le mani pallide; era indubbio che stava grattando dal barile le ultime energie residue. Era soprattutto un problema di energia che lo assillava e lo rendeva inquieto! Se qualcuno in quel momento lo avesse scrollato e gli avesse intimato di svegliarsi e lo avesse rassicurato che tutto quello che gli era capitato negli ultimi due anni era la semplice conseguenza di un sogno, egli sarebbe diventato di colpo l’uomo più felice della terra. Avrebbe ripreso di corsa la sua vita da piccolo borghese con moglie e gatto acciambellato sul divano. A soccorrerlo non fu un improbabile angelo onirico, ma il gagliardo intervento del consigliere d’opposizione Peppa Bernasconi, il quale, essendo ben riposato, le energie le teneva tutte conservate magnificamente. Fece il suo discorso trito e ritrito, timbrando ogni parola di retorica. Spiegò a tutti i presenti l’importanza della triade “Dio, patria e famiglia” e concluse, paraculando, che comunque andavano le cose la sua parte politica rivendicava il diritto di prelazione sulla memoria storica della bella signora. Quest’ultima parte del discorso non piacque per nulla al collega Spinella, l’insigne assessore ai vizi privati. Il suo impianto antropologico da capetto di quartiere non poteva tollerare una prevaricazione cosi plateale. Egli, convinto di avere un legame speciale con la bella signora, si prodigava da anni per far passare ai compaesani questo strampalato messaggio. Ovviamente chi aveva cognizione dell’intransigenza della bella signora, sapeva bene che, la divina, non avrebbe preso nemmeno un caffè con tale individuo, uno che esibiva la convenienza di rincorrere il proprio padrone vagando, senza battere ciglio, da destra a sinistra e da sinistra a destra. Comunque lui la prese talmente male che all'istante e definitivamente rassegnò le dimissioni. Il sindaco e i consiglieri di maggioranza colsero al volo l’occasione per lanciare un inappuntabile messaggio d’incoerenza politica e decisero all’unanimità di scindere in due l’assessorato presieduto da Spinella. La seduta straordinaria fu chiusa con il giuramento dei due nuovi assessori. Il più sobrio dei due affermò commosso che, con il nuovo assetto, la giunta poteva finalmente affrontare e risolvere i problemi in agenda e che la moralità del paese non correva più alcun pericolo. Intanto nelle case i rapporti familiari incominciavano a mostrare schizofrenici segni di instabilità e di consolidamento. Alcuni genitori si scoprirono a fare i conti con l’insubordinazione dei propri figli e diverse ragazze neodiplomate decretarono, contro il volere dei propri padri, la loro scesa in campo per supportare la campagna politica dell’uomo noto come il capo dei capi. Vestendo i loro corpi da lolite,con tacchi a spillo e tailleurs, si aggregarono, fiduciose di aver imboccato la corsia preferenziale per un futuro più roseo, al branco scodinzolante degli yes-man. La dottoressa Talloni, invece, col proprio padre andava a nozze. Un artigianale e romantico sillogismo li legava in maniera indissolubile: lui, che amava il milan, lei, che amava il presidente del milan, loro, che provavano un parossistico affetto l’un per l’altra. A osservarla vestire jeans , camicetta e maglioncino a tono con sopra fissato il logo del “popolo del fare”, ti chiedi come tutto ciò è mai potuto accadere. Allora, con enorme imbarazzo, incominci ad intraprendere una controversa riflessione fenomenologica sul suo personale percorso evolutivo. E per dirla come Buzzati, la inviteresti volentieri dicendole: “ vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo color grigio, nei rioni di periferia e che fosse domenica. In tali contrade provare a conversare sulla filmografia di Bergman, di Loach o di tanti altri bravi registi. Oppure chiederle se ha sentito qualche volta il bisogno di provare a scalare le pagine impervie dei romanzi di Dostoevskij o di Orwell, o se si è mai imbattuta nelle struggenti e profetiche analisi sociologiche del rimpianto Pasolini. O semplicemente chiederle se ha avuto l’occasione di leggere le sentenze dei tribunali di questa repubblica dove sono stati provati i reati di corruzione e di falso in bilancio a carico dell’uomo che ha preso a modello. Ma lei non amerebbe passare le domeniche cosi, né avventurarsi in discorsi complicati, né vagheggiare su film e libri. E probabilmente risponderebbe che ha troppe cose da fare e che non può perdere tempo, che i comunisti sono alle porte, o cose di questo genere.” Anche gli inquirenti, non avendo tempo da perdere, subito indirizzarono le indagini a trecentosessanta gradi. Interrogarono diverse persone. Uno dei primi a essere chiamato fu un medico che svolgeva la sua professione nell’ospedale in fondo alla piazza. In gioventù, con la bella signora, aveva avuto una storia d’amore; con lei al fianco aveva combattuto orgogliosamente le battaglie civili a favore del divorzio e dell’aborto. Quando fu intervistato mostrò seccato una fastidiosa perplessità. Derubricò quella che tutti pensavano fosse una bella storia d’amore in un banale flirt adolescenziale. E, con l’aria di un dandy decaduto, ribadì che si era ritrovato appiccicato addosso questo sgradevole equivoco e che era arcistufo di doversi continuamente giustificare. Con rapidità, gli investigatori riuscirono a individuare, nella vivace barberia del corso, l’epicentro del parlottio che aveva colpito il paese. Un giovane sottufficiale in borghese fu incaricato a bazzicare quel posto dove “le portinaie” andavano a tagliare barba e capelli. Il povero ragazzo iniziò a frequentare il locale fino a diventarne un habituè. In poco tempo, l’ordinaria varietà dei clienti che si avvicendavano disciplinatamente e l’ascolto delle parole elargite in quantità industriale gli causarono una drammatica deriva semantica. Frastornato, redasse un bizzarro rapporto nel quale attestava il sospetto che quella botteguccia era probabilmente colpita da un curioso incantamento. La relazione aveva l’ambizione di dimostrare la presenza di un folletto simpatico e pasticcione che prima si svagava a tagliuzzare in piccoli frammenti tutti i ragionamenti che lì venivano esposti e poi, eccitato, s’arrabattava per rimescolarli a suo uso e consumo. Il comandante trovò il resoconto in questione irresistibilmente inutile e, per affrancare il suo sottoposto dalla fatica e dalla dissociazione logica nella quale era precipitato, lo spedì all’istante in licenza. Le indagini proseguivano con estrema difficoltà e in alcuni momenti si potevano intravvedere determinati elementi distintivi riconducibili alle piéces Beckettiane. Gli inquirenti, per non lasciare niente di intentato, invitarono a deporre anche la famigerata Tina. La provata signora di mezz’età, poiché le era capitato in sorte l’espletamento del mestiere più vecchio del mondo, era diventata per gli anziani del paese un’imponderabile opportunità che oscillava curiosamente tra il bene e il male, tra croce e delizia. Quando Tina comprese che non c’era nessun tipo d’ imputazione nei suoi confronti rilassò il suo animo travagliato e incominciò a dire apertamente la sua impressione riguardo alla faccenda. Disse che la signora aveva avuto da sempre una vita difficile, un po’ come la sua; che in passato più volte era stata data per spacciata e che, a memoria d’uomo, era sempre resuscitata allo stesso modo dell’araba fenice. Ricordò che anche durante il ventennio fascista, in particolare all’indomani della promulgazione delle leggi razziali, venne data per scomparsa, quasi moribonda. E con una luce d’orgoglio negli occhi commemorò il venticinque aprile del quarantacinque come il giorno esatto della sua ricomparsa e della sua rinascita. Tina, felice per non aver dovuto pagare dazio, si congedò rassicurando il comandante che non era il caso di continuare a spremersi le meningi e che tutto si sarebbe messo a posto. L’ufficiale, illuminato dalle parole pronunciate dalla donna, incominciò a pensare che la storia della signora scomparsa non era in effetti un’ esclusiva prerogativa della sua giurisdizione. Si convinse, senza ombra di dubbio, che tutto quello che stava accadendo a Girocondo si poteva comprensibilmente trasportare su scala nazionale. Quella sera stessa scrisse al comando maggiore una relazione nella quale invitava i suoi superiori a valutare la necessità di concertare le indagini svolte dai suoi uomini con quelle degli altri distretti territoriali. Il comandante provò una sensazione di sollievo, una specie di tregua davanti all’inesorabilità della vita. Avviandosi verso casa seguitò a raccogliere le idee, sentiva dentro, nonostante tutto, il dovere di capire. Con franchezza prese a dialogare con se stesso come con un amico giudizioso. Si disse che quel caso era talmente aggrovigliato che soltanto il Padre Eterno lo poteva districare. Del resto era lui che aveva creato l’uomo cosi complicato e incorreggibile. Poi gli venne in mente che Dio concesse all’uomo il libero arbitrio,lo rese responsabile della sua condotta e che era terribilmente inelegante ricorrere al creatore per giustificare le proprie malefatte. Attraversava così, a notte fonda, assorto nei suoi pensieri, il corso principale, poi, giunto in prossimità della chiesa madre, svoltò in una viuzza laterale e sparì definitivamente. Sopra, nel cielo stellato di Girocondo splendeva, come quello di una bella signora, lo sguardo distante della luna marzolina.

sabato 8 maggio 2010

Italia Dei Valori - Circolo di Girifalco

Il circolo di Girifalco si è costituito Ufficialmente nel Febbraio 2010. Presidente del circolo Luigi Riccio. Segretario Rocco Destefani. Tesoriere Giovanni Petitto.