mercoledì 28 luglio 2010

Idv: Di Pietro, superate 500mila firme per referendum

Idv: Di Pietro, superate 500mila firme per referendum

"Abbiamo superato le 500 mila firme per tutti e tre i referendum abrogativi che abbiamo proposto, sulla privatizzazione dell'acqua, l'energia nucleare e il legittimo impedimento".

domenica 25 luglio 2010

CONTINUA L'EPOPEA DEI CASSAINTEGRATI DELL'ISOLA DELL'ASINARA, SIAMO AL 150ESIMO GIORNO

CONTINUA L'EPOPEA DEI CASSAINTEGRATI DELL'ISOLA DELL'ASINARA, SIAMO AL 150ESIMO GIORNO MA QUALE TG NE PARLA?
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I cassintegrati della Vinyls occupano l'Asinara da 150 giorni
Adesso sono passati centocinquanta lunghi giorni. Erano partiti con l’idea di occupare una banca, gli operai della Vinyls di Porto Torres. Hanno fatto molto di più. Sono saliti sulla cima di una torre aragonese, e poi l’hanno occupata. Si sono auto-reclusi in un carcere, e ci sono rimasti. Hanno piantato croci bianche nei prati, per disegnare nella vita di tutti i giorni, il cimitero del loro disagio.
Chiedono solo lavoro, ma continuano a restare in cassintegrazione. Hanno i mutui sospesi, come le loro vite. Per rompere la cortina dell’indifferenza hanno occupato aeroporti, strade regionali, piazze. Hanno traversato il mare. Sono andati davanti a Montecitorio. Hanno protestato in ogni modo. Hanno assaltato la piazzetta di Portocervo, hanno bruciato la bandiera delle Cayman (quella degli evasori che fingono di non possedere i propri yacht), hanno duellato con i ministri in televisione, dimostrando di saperne di più. Sono diventati famosi: Tino, Andrea, Gianmario, Pietro e naturalmente tutti gli altri.
Ma adesso sono centocinquanta giorni. Centocinquanta infiniti giorni. Qualcuno di loro – come Andrea Spanu, non si è mosso nemmeno un minuto dall’isola dell’Asinara, e adesso ci ha portato anche la sua famiglia. Qualcun altro come Tino Tellini, ha girato l’Italia e ha scritto un libro. Il più simpatico e tosto, Pietro Marongiu ha parlato dal palco di Piazza Navona, applaudito come un leader. In quattro si sono candidati. Tutti hanno posto all’opinione pubblica del nostro paese una semplice domanda: è giusto che l’Italia rinunci al proprio patrimonio industriale? È possibile che si riduca a comprare all’estero la plastica che continua a consumare (sempre di più, e sempre più cara, da quando la loro fabbrica ha cessato di produrla?).
Ai cassintegrati dell’Asinara, che hanno scelto di andare in carcere per spiegare a tutti che senza lavoro la loro vita è un carcere hanno detto tutti belle parole. Non gli ha risposto nessuno. Non Silvio Berlusconi, che un tempo prometteva grandi miracoli con la sua diplomazia Certosa, non il ministro Scajola, che ha pensato bene di iniziare la ricerca del lestofante che gli ha comprato la casa a sua insaputa (non risulta ancora che lo abbia trovato) dimettendosi proprio il giorno prima dell’incontro fissato al ministero per risolvere la crisi della chimica. Non è stata una grande perdita: parlando dei cassintegrati li aveva collocati a Nuoro, invece che a Porto Torres: quando si dice la conoscenza dei problemi.

Adesso, nell’Italia della crisi e delle vertenze che tengono appese le vite, nell’Italia in cui si sale sui tetti per salvare il proprio lavoro, era stato nominato un ministro per l’Attuazione del federalismo, ma non un sostituto al ministero dello Sviluppo economico. È come avere una nave senza capitano, mentre infuria la tempesta. Adesso, nell’Italia in cui la Fiat ricatta i suoi lavoratori e minaccia delocalizzazioni, gli operai della Vinyls sono rimasti impressi nei nostri cuori come una metafora, come un ammonimento, come una profezia. Forse alla fine saranno sconfitti. Ma intanto non mollano. Non a caso hanno recuperato un bellissimo slogan di Ernesto Che Guevara: “Chi lotta può perdere. Ma chi non lotta ha già perso”. Centocinquanta giorni, tre stagioni, qualcuno è ormai diventato un frammento dell’isola dimenticata, un’attrattiva turistica, una curiosità per le scolaresche: “Ecco, guardate, bimbi: gli operai cassintegrati”. Centocinquanta giorni, se li stanno dimenticando tutti, gli operai dell’Asinara. Quasi tutti. Questo giornale, testardo come loro, no.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/tre-miliardi-di-euro-ai-partiti/2131285

Tre miliardi di euro ai partiti

di Primo di Nicola

Il finanziamento pubblico in teoria è stato abolito. Ma tra rimborsi, contributi e trucchi vari, le segreterie hanno incassato lo stesso. Incluse quelle che non esistono più, ma continuano a prendere soldi

(22 luglio 2010)
Tre miliardi di euro. Una cifra stratosferica, equivalente a quasi seimila miliardi delle vecchie lire. Sono i soldi pubblici che i partiti italiani hanno incassato in sedici anni: il tesoro nascosto della Seconda Repubblica. Una cascata di denaro prelevato dalle tasche dei cittadini e trasferito nei forzieri che sostengono la macchina politica del nostro paese. E stiamo parlando soltanto dei fondi elargiti dallo Stato a partire dal fatidico 1994, anno di svolta dopo la tempesta di Tangentopoli, segnato dall'introduzione del sistema maggioritario.

"L'espresso" ha ricostruito i mille rivoli di questo fiume di denaro, che si è modificato secondo gli assetti della politica e delle maggioranze, con formazioni che scompaiono e coalizioni in continua metamorfosi.

In questo inseguirsi di sigle e simboli, dalla contabilità bizantina, resta però un punto fermo, che ha il sapore di una truffa ai danni della cittadinanza. Perché nell'aprile 1993 il referendum per l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti era stato approvato con una maggioranza bulgara. L'iniziativa promossa dai Radicali di Marco Pannella aveva ottenuto il 90,3 dei consensi e avrebbe dovuto decretare la fine delle trasfusioni a vantaggio dei segretari amministrativi di movimenti grandi e piccoli. Invece no: nonostante quel voto, i cittadini hanno continuato a pagare per sovvenzionare la politica. Nel disprezzo della volontà popolare espressa dal referendum, la corsa all'oro di Stato è proseguita ed addirittura aumentata.

Sommando al denaro per gli organigrammi di partito quello per i loro organi: fondi a go-go erogati a favore dei cosiddetti giornali organi di partito, come la cara vecchia "Unità" del Pci-Pds-Ds, il "Campanile nuovo" dell'Udeur di Clemente Mastella, la "Padania" di Umberto Bossi, il "Foglio" di Giuliano Ferrara e le altre decine di testate di partiti e movimenti spesso fantasma o appositamente creati che, nello stesso periodo, da soli, secondo una stima de "L'espresso" , in quella torta di tre miliardi valgono circa 600 milioni di euro. Davvero un bel bottino.

Caccia al tesoro
È quella scatenata dai partiti per mettere le mani sul tesoretto pubblico dei rimborsi: ben 2 miliardi 254 milioni di euro stando al calcolo fatto recentemente dalla Corte dei conti fino alle elezioni politiche del 2008, cui vanno però aggiunti un altro centinaio di milioni maturati nel 2009 grazie alle ultime europee. Come è stato possibile trasferire tanto denaro nonostante il plebiscito del referendum? Aggirando il veto al finanziamento pubblico con una nuova formula: il meccanismo dei rimborsi elettorali. Sempre pubblici, sempre pingui ma formalmente giustificati dalla volontà di tutelare la competizione democratica.

Sulla carta, però, il risarcimento a carico della collettività avrebbe dovuto coprire soltanto i costi sostenuti nella campagna. Ma i furbetti del partitino hanno subito inserito un primo trucco: come per magia, i rimborsi volano lontano dalle regole dell'economia e si plasmano su quelle della politica, per dilatarsi e lievitare. Non si calcolano sulla base dei soldi effettivamente investiti e spesi per spot, comizi e manifesti, ma in proporzione ai voti ricevuti. Quanto per l'esattezza? Una cifra che si è gonfiata senza sosta e senza vergogna, in un'autentica corsa al rialzo. Nelle politiche del 1994, le prime dopo il referendum blocca finanziamenti che segnarono la vittoriosa discesa in campo di Silvio Berlusconi, il fondo a disposizione è stato alimentato con una formula magica: 1.600 lire per ogni cittadino, non tantissimo perché all'epoca un quotidiano costava 1.300 lire ma che fatti i calcoli produce una cifra monstre. In totale, per Camera e Senato, il contributo toccò la cifra di 90 miliardi 845 milioni di lire. Un bel gruzzolo, non c'è che dire.


La torta che lievita
Ma, si sa, l'appetito vien mangiando, ed ecco negli anni successivi gli alchimisti parlamentari scendere in aiuto dei tesorieri di partito. I maestri del ritocchino si danno da fare e nel 1999 il contributo triplica e passa a 4 mila lire per abitante. E come è accaduto in tutte le botteghe, nel 2002 l'euro ha offerto un'occasione ghiotta per scatenare aumenti selvaggi e poco chiari. Si prevede un 1 euro per ciascun anno di legislatura: in pratica 5 euro per ogni cittadino italiano. Certo, parallelamente si cancella quel 4 per mille che dal 1997 per due anni ha dato ai cittadini la possibilità di destinare ai partiti questa percentuale dell'imposta sul reddito fino a un totale massimo di 56 milioni 810 mila euro. E poi si era ridotto il fattore di moltiplicazione: non più il totale dei cittadini ma solo il numero degli iscritti nelle liste elettorali della Camera.

Acerra e lo scandalo infinito

http://www.facebook.com/#!/note.php?note_id=416360371266&id=101748583911

di Tommaso Sodano

Vi ricordate il 26 marzo del 2009 ?
E’ il giorno in cui in pompa magna il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi insieme al suo fido Bertolaso pigiarono il bottone per accendere il forno del piu’ grande e discusso inceneritore d’Europa . Eravamo ad Acerra e in quell’occasione il cavaliere definì eroi ( forse in ossequio alla memoria di Mangano) quei “signori” dell’Impregilo che avevano resistito alle proteste delle popolazioni, ad alcuni politici ( chi scrive..) che avevano osato denunciarli in Procura e a qualche magistrato che avendo riscontrato la bontà delle denunce (le mie..) li aveva messi sotto processo per truffa aggravata, corruzione, disastro ambientale, in buona compagnia con il presidente della Regione Campania Bassolino.
L’emergenza è finita annunciavano tutte le televisioni di regime e la stampa di famiglia , e tutti dalla Chiesa alla politica a riconoscere il merito di Berlusconi nell’essere riuscito nell’impresa.
Pochi di noi ostinatamente hanno continuato a mantenere alta l’ attenzione sullo scandalo piu’ terrificante della nostra storia recente; perché ha messo insieme sperpero di denaro pubblico (oltre due miliardi di euro ) e devastazione ambientale con l’apporto determinate di un sistema corruttivo diffuso fatto di camorra, imprenditoria e malapolitica.
Il 1 giugno del 2009 andai in Procura a Napoli per chiedere il sequestro dell’inceneritore di Acerra perché stava funzionando in violazione delle leggi vigenti nel nostro Paese e delle normative europee. C’è una indagine in corso in Procura. In realtà, oltre a non rispettare le prescrizioni previste dalla Commissione VIA(valutazione impatto ambientale) sulle emissioni e su alcuni adeguamenti impiantistici, l’inceneritore di Acerra dopo poche settimane aveva già superato il limite massimo di emissioni di polveri sottili ( pm10) previste per l’intero anno. La legge prevede che in un anno non si può superare il limite per piu’ di 35 giorni, ad Acerra quel limite è stato superato di circa 200 volte . E basta andare sul sito dell’ARPA Campania per verificare che anche nel 2010 il limite è stato ampiamente superato.
Ma la novità è rappresentata dal continuo fermo di alcune linee dell’impianto per problemi strutturali,(si ricorda che all’epoca della gara,1998, veniva definita obsoleta la tecnologia usata dall’Impregilo) , continue manutenzioni che fanno funzionare l’inceneritore a mezzo servizio. Siamo molto lontani dalle 2000 tonnnellate di rifiuti al giorno e nonostante questo le emissioni continuano a sforare i limiti con gravi conseguenze per i polmoni dei cittadini.
L’emergenza non è finita a Napoli e in Campania, anzi è aggravata dal fatto di aver “consumato” altro territorio per le discariche e non si è avviata seriamente né la raccolta differenziata ne gli impianti per il trattamento della frazione organica ( compost). La parte umida viene mandata in Sicilia pagando 200 euro la tonnellata perché in Campania non c’è neanche un sito per trattare questa frazione. Ed è curioso che vada in Sicilia dove c’è un’altra drammatica emergenza e non riescono a trattare i rifiuti siciliani ma a lucrare sui rifiuti che vengono dalla Campania.

L’emergenza non è finita a Napoli e in Campania, anzi è aggravata dal fatto di aver “consumato” altro territorio per le discariche e non si è avviata seriamente né la raccolta differenziata ne gli impianti per il trattamento della frazione organica ( compost). La parte umida viene mandata in Sicilia pagando 200 euro la tonnellata perché in Campania non c’è neanche un sito per trattare questa frazione. Ed è curioso che vada in Sicilia dove c’è un’altra drammatica emergenza e non riescono a trattare i rifiuti siciliani ma a lucrare sui rifiuti che vengono dalla Campania.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/07/23/acerra-e-lo-scandalo-infinito/43439/?awesm=fbshare.me_AQ4H2

lunedì 19 luglio 2010

I "ripulisti" di facciata

Adesso nessuno ne parla, neanche i tg, eppure l'immondizia è sempre lì, come due anni fa


Degrado in via Tribunali
immondizia fin dentro le chiese

Centro storico, pochi turisti e cumuli di immondizia abbandonati per strada tra piazza Girolamini e il vecchio tribunale. C'è di tutto: suppellettili varie, cartoni, mobili, rifiuti di ogni dimensione e genere

di CRISTINA ZAGARIA

Centro storico. Domenica mattina. Molto caldo, pochi turisti e cumuli di immondizia abbandonati per strada, nel tratto di via Tribunali, tra piazza Girolamini e il tribunale vecchio. Cartoni, mobili, sacchetti di spazzatura invadono lo spazio vitale e si arrampicano tra i gradini delle chiese, tra caos, abbandono e cattivo odore. Caso eclatante l'entrata della chiesa di Santa Maria della Pace, bloccata da un cassonetto dell'immondizia traboccante di sacchetti e vecchi mobili, buste e scatoloni abbandonati per terra.
Il reportage fotografico è stato realizzato ieri mattina, alle 11, dai volontari dell'associazione "No Comment", costituita dai residenti della zona. Le foto mostrano via dei Tribunali soffocata dai rifiuti e sono state tutte scattate nella parte del Decumano maggiore che va verso via Duomo e porta a Forcella.

"Santa Maria della Pace fa parte dell'omonimo complesso, formato da un ospedale del XVI secolo e dalla Sala del Lazzaretto ed è la più umiliata e offesa dal comportamento incivile dei "buttamonnezza no stop" - denuncia Patrizia Bussola, coordinatrice progetto "Vivibilità Urbana" dell'associazione - I napoletani non rispettano più neanche più i luoghi sacri". Situazione quasi simile a piazza Gerolomini e a piazza Sedil Capuano. "Via Tribunali è abbandonata - conclude Patrizia Bussola - A meno che non si trovi a passare una certa Julia Roberts, come a settembre del 2009: allora scomparvero perfino i contenitori dell'immondizia. Ma se non ci sono i vip, la città viene lasciata morire. E ne paga le conseguenze chi non ha i soldi per andare in vacanza".

giovedì 15 luglio 2010

Caos

Intercettazioni, Bossi: "La legge si farà"
i finiani:"Orgogliosi dimissioni di Cosentino"
Il Senatur: "Ogni giorno si inventano una P2 o una P6. Sono cose che fanno ridere, ma la gente non vuole essere ascoltata". Bocchino: "Nel Pdl coordinatore balneari". Finocchiaro (Pd): "Tre dimissioni per la vergogna in due mesi"

In un paese normale dopo tutti questi scandali si sarebbe reagito contro chi delinque, noi li difendiamo.
Come se il problema fossero le intercettazioni e non chi commette reati

Adesso pure Cesare

Antonio Di Pietro: ''Liberatevi del Berlusconi che è in voi''

(15 luglio 2010)

Le dimissioni di Cosentino, il caso Brancher, l'inchiesta sull'eolico: il governo sempre più vicino alla crisi? Massimo Giannini ne parla con Antonio Di Pietro, ospite di RepubblicaTV

E' ora che questo governo vada a casa

lunedì 12 luglio 2010

150 emendamenti per bloccare il DDL sulle intercettazioni


DOMANI 150 EMENDAMENTI PER BLOCCARE DDL INTERCETTAZIONI

“Domani l’Italia dei Valori presenterà in commissione 150 emendamenti al disegno di legge sulle intercettazioni con lo scopo di rivoltarlo come un calzino e fare in modo che il provvedimento venga bloccato. Infatti, noi lo abbiamo da sempre sostenuto: il ddl intercettazioni può essere solo ritirato. ”. Lo afferma in una nota il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro.