- ore 18.00 Girifalco (CZ): incontro dal titolo "Le mani sul vento. Mafia affari e politica sull'eolico in Calabria" presso l'Associazione culturale Jolly Blue
Quando discuti con un avversario, prova a metterti nei suoi panni. Lo comprenderai meglio e forse finirai con l'accorgerti che ha un po', o molto, di ragione. Ho seguito per qualche tempo questo consiglio dei saggi. Ma i panni dei miei avversari erano così sudici che ho concluso: è meglio essere ingiusto qualche volta che provare di nuovo questo schifo che fa svenire.
venerdì 17 dicembre 2010
L'on. De Magistris a Girifalco
martedì 30 novembre 2010
Riunione di lunedì 6 Dicembre 2010
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Pericle - Discorso agli Ateniesi, 461 a.C."
venerdì 19 novembre 2010
giovedì 14 ottobre 2010
lunedì 4 ottobre 2010
domenica 3 ottobre 2010
Noi c'eravamo - 1
No B Day 2, torna la piazza viola
Di Pietro attacca: "Dove è il Pd?"
Al grido di "Svegliati Italia", il corteo che chiede le dimissioni di Berlusconi e il rispetto della Costituzione. Il leader Idv polemico con i dirigenti democratici. Vendola: "Costruire una nuova narrazione del Paese"di CARMINE SAVIANO
ROMA - Una replica, un sequel. Una manifestazione che diventa format politico. Della serie: andiamo sul sicuro. Con le stesse bandiere di partito, lo stesso predominio cromatico, lo stesso canovaccio, lo stesso percorso. Il "No B Day 2", versione aggiornata e corretta del No Berlusconi Day dello scorso dicembre 1, va di nuovo in scena a Roma. Da Piazza della Repubblica a Piazza San Giovanni, il corteo viola e chiassoso, pieno di slogan e pupazzi, chiede due semplici cose: il licenziamento di Silvio Berlusconi e il rispetto della Costituzione. Parole d'ordine che diventano password per accedere al mondo, sospeso a metà tra reale e virtuale, del Popolo Viola: Costituzione, lavoro, legalità, informazione, conoscenza. Per una mobilitazione che, però, non riesce a bissare il successo della precedente, nonostante la presenza di tanti leader politici. Per Vendola è ora di "costruire una nuova narrazione del Paese". E Di Pietro attacca il Pd: "In piazza c'è il popolo democratico ma non i loro dirigenti". La replica di Ignazio Marino: "Sono qui, orgogliosamente, come dirigente del Pd".
Viola fuori, rossi dentro. A essere riprodotta non è solo la superficie della manifestazione. La replica riguarda anche la macchina organizzativa, un dispositivo efficace messo insieme grazie alle risorse e all'impegno dei partiti, Italia dei Valori e Federazione della Sinistra in testa. E - nonostante le dichiarazioni di apartitismo - ben venga il palco pagato da Idv e ben vengano i pullman organizzati, in tutto il Paese, dai partiti di Ferrero e Diliberto. E in piazza la polemica politica interna al centrosinistra diventa, di continuo, il tormentone in cui tutti si cimentano. Non appena gli slogan "anti B." si attenuano, sul banco degli imputati viene messo il Pd di Pierluigi Bersani. Il passaggio è repentino, i toni restano gli stessi. E se Berlusconi è di volta in volta "radioattivo", "anomalo per la democrazia", "futuro inquilino di San Vittore", il segretario dei democratici è ritratto dormiente sui banchi del Parlamento. La didascalia alla foto: "Non facciamo rumore, il Pd si può svegliare".
Svegliati Italia. Quello dipinto dai Viola è un paese addormentato, narcotizzato dal sogno berlusconiano. Lo striscione che apre la manifestazione è esplicito, "Svegliati Italia". All'interno del corteo sono tanti i commenti e le voci che sposano in pieno lo slogan. "In Italia sono tutti addormentati, abbiamo il compito di svegliarli", "Berlusconi ci vuole narcotizzati". E ancora: "Dobbiamo lottare, convincere quante più persone possibili a scendere in strada, a manifestare il loro dissenso". Cori e slogan. Tanti pupazzi. Quelli che più attirano l'attenzione sono le caricature di Berlusconi e dei ministri Bossi, Tremonti e Alfano. E i Verdi, all'insegna del riciclaggio, ripropongono, con successo, il Berlusconi Radioattivo, tossico per la democrazia, che aveva già spopolato dieci mesi fa.
Il pellegrinaggio della politica. Sono tanti i leader politici di centrosinistra che arrivano a Piazza San Giovanni, o che fanno un pezzo di strada con il corteo. Tra i più applauditi dai Viola il leader di Sinistra e Libertà, Nichi Vendola, che invita tutto il centrosinistra a predisporre l'agenda dell'alternativa: "Dobbiamo uscire dal Palazzo, cercare il nostro popolo, aprire un cantiere largo e plurale e mettere in campo idee-forza che possano allargare l'area del consenso e proporsi come una narrazione alternativa al berlusconismo, che ha questo titolo: c'è un'Italia migliore". Faccia a faccia, narrazione contro narrazione. Un modello sposato anche da Antonio Di Pietro. Che commenta: "Bisogna liberare il paese da Berlusconi". Poi i conti in famiglia, ancora sospesi, ancora da chiudere: "In questa piazza c'è anche il popolo del Pd, ma non i loro dirigenti. Se solo venissero, potrebbero farsi un'idea". La replica arriva da Ignazio Marino, in piazza con tanto di foulard viola: "Sono qui, orgogliosamente, come dirigente del Partito Democratico. E dico di più, il Pd dovrebbe essere in questa piazza: le parole del popolo viola sono anche le nostre parole".
Le password dei viola. Cinque parole chiave e tre proposte. Ne parla Anna Mazza, una delle responsabili del Popolo Viola, nel backstage. "Le nostre parole sono Costituzione, lavoro, legalità, informazione e società della conoscenza". Da queste parole, i viola hanno elaborato tre proposte, un micro programma politico, applaudito e sottoscritto dalla piazza: "Modifica della legge elettorale, legge sul conflitto di interessi e sul pluralismo dell'informazione contro l'ascesa di nuovi Berlusconi ed elezioni anticipate libere e democratiche". E sulle cifre, nessun azzardo: "Non abbiamo l'ansia della prestazione, non vogliamo porci il problema dell'audience". Poi, però, i numeri li danno: "Siamo cinquecentomila", dice Gianfranco Mascia. E in molti, tra i manifestanti, istintivamente si guardano intorno, come per cercare conferme a un numero che appare del tutto azzardato.
Società civile. Tanti gli stand presenti a Piazza San Giovanni. Mobilitazioni nella mobilitazione, targate Articolo 21, Giuristi Democratici, Agende Rosse, Libertà e Giustizia. E tra i tanti interventi dal palco quelli di Ciro D'Alessio, operaio dello stabilimento Fiat di Pomigliano, di Gabriella Pietrarulo, cassaintegrata Alitalia. E poi lo storico Paul Ginsborg. Ancora: Stefano Rodotà e Luca Telese, poi un forum dedicato alla scuola con Giuliano Caravini e Andrea Capalti. E c'è anche l'Associazione Nazionale Partigiani con Ernesto Nassi. Poi tanta musica, in una piazza che ora dopo ora diventa crocevia di simboli e bandiere, di parole e idee. Tutte diluite, liquefatte, nel feudo viola e post-politico innestato nel cuore di Roma.
lunedì 27 settembre 2010
No Berlusconi Day 2
http://idvgirifalco.blogspot.com
Il circolo territoriale dell'Italia dei Valori di Girifalco e l'associazione Jolly Blue partecipano alla manifestazione che si terrà giorno 2 OTTOBRE a Roma in occasione del
NO B day2 .
La partenza è prevista per le ore 00:30 a.m. del 2 Ottobre da Piazza Umberto I °(GIRIFALCO),arrivo a ROMA in mattinata. Ritorno per le ore 00:30 del giorno 3 ottobre.
Possibilità di salita durante il percorso anche da Catanzaro e Cosenza
x informazioni contattare:
Ielapi Claudio 3297259643 o i responsabili del Circolo IDV Girifalco 3272919287 - 3490838214
domenica 26 settembre 2010
sabato 25 settembre 2010
2 ottobre 2010- NoBday2
Cari promotori del NoBDay2-Sì alla Costituzione,
ho letto con piacere la vostra lettera rivolta a tutti i segretari dei partiti politici dell’opposizione e vi dico che l’Italia dei Valori, ovviamente, darà tutto l’appoggio possibile alla vostra iniziativa, come ha sempre fatto.
Bisogna essere tutti uniti per sconfiggere i poteri occulti della P3 e bisogna dare una spallata bella forte al berlusconismo.
Rispetto ai tre punti che proponete, noi dell’IDV siamo assolutamente d’accordo con voi. Infatti abbiamo proposto il cambiamento della legge elettorale attuale per arrivare ad una norma che consenta ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, abbiamo già da tempo depositato una proposta di legge sul conflitto di interessi e crediamo che – nel momento in cui questa maggioranza crollerà – debbano essere gli elettori a sceglierne una nuova, senza inciuci o governicchi.
La Costituzione è la nostra Bibbia e la difenderemo strenuamente con tutte le nostre forze.
Noi sosterremo questa manifestazione con tutti i nostri strumenti, vi garantiamo un appoggio per la logistica della piazza, vi assicuriamo una visibilità mediatica sui nostri siti web e la nostra nuova televisione online, WebDv.it, per trasmettere in diretta l’evento. I nostri rappresentanti territoriali sono già mobilitati per partecipare all’evento.
Spero che altrettanto facciano anche gli altri partiti e organizzazioni che hanno aderito e spero che anche Bersani, che finora ha taciuto sull’iniziativa, risponda alle sollecitazioni dei suoi iscritti e – una volta tanto – esca dall’imbarazzante silenzio dicendo in maniera chiara che anche lui ed il PD aderiscono a questa festa della società civile che, compostamente e con dignità, grida forte la sua protesta contro Berlusconi ed il berlusconismo.
giovedì 23 settembre 2010
domenica 19 settembre 2010
Strada Girifalco - Lamezia
venerdì 17 settembre 2010
martedì 7 settembre 2010
Il taglio dei "diritti" dei lavoratori
Disdetta contratto metalmeccanici, Fantozzi: "Un’idea barbara della società, il 16 ottobre in piazza per il lavoro e la Costituzione"
di Roberta Fantozzi,
sabato 4 settembre 2010
Ecco la scuola che tanto piace alla destra italiana
La scuola scoppia, ecco le superclassi
Nei licei anche 35 alunni per aula
di SALVO INTRAVAIA e SARA GRATTOGGI
ROMA - Lezioni al via in aule sempre più affollate. Cresce il numero delle classi "fuorilegge": secondo un decreto ministeriale del 1992, infatti, sono da considerarsi non in regola quelle classi composte da oltre 25 alunni. E per l'anno scolastico in arrivo nelle scuole italiane si arriva ad oltrepassare i 30 studenti per aula fino ad arrivare a trentasette. E la sicurezza? I dirigenti degli uffici periferici del ministero che approntano gli organici fanno finta di non accorgersene perché, in caso di incidente, la responsabilità ricade sul preside. Mentre i docenti si dovranno confrontare con superclassi dove insegnare è quasi un'impresa e gli alunni dovranno mettersi d'impegno per non rimanere tagliati fuori.
Il ministero ha stabilito un limite di 27 alunni per classe, ma quando i resti non consentono di formarne un'altra di almeno 20 il tetto salta. È il caso del liceo Tacito a Roma, dove su sette nuove prime due saranno formate, rispettivamente, da 35 e da 33 studenti. E si può arrivare in vari casi anche a 37 allievi. I numeri dell'anno scolastico alle porte sono più eloquenti di qualsiasi speculazione: tra poco più di una settimana, la scuola italiana avrà 20mila alunni in più dell'anno scorso che troveranno spazio in 3.700 classi in meno. Un giochetto che consente a viale Trastevere di tagliare un bel numero di cattedre.
Ma cosa accade quando il professore entra in una superclasse? Renato Del Noce, insegnante tecnico-pratico di Fisica all'Iti Meucci di Massa, spiega che "quando hai a che fare con classi di 29/30 alunni tutto si complica". "Non ci sono - prosegue - laboratori in grado di ospitare 30 alunni, mancano le strutture adeguate. E - aggiunge - sei spesso costretto a dividere la classe: una parte lavora in laboratorio con me e l'altra metà studia la teoria in classe col collega". Non solo. "Specialmente nelle prime classi composte da ragazzini provenienti da scuole medie diverse - prosegue - tutto diventa più difficile: passi diverse settimane a portare tutti gli alunni allo stesso livello e non è detto che ci si riesca. Può capitare che per mandare avanti la maggior parte della classe non si riescano a seguire i ragazzini con più difficoltà che poi si perdono per strada".
Un problema che si verifica anche in Germania e che sta determinando una fuga verso le scuole private. Nei licei francesi la media è già di 28 alunni. In Italia, sono le sezioni di scuola dell'infanzia e le prime classi delle superiori che rischiano di esplodere.
Alla materna ci si avvia verso i 24 bambini per classe di media, il dato più alto degli ultimi 15 anni. Per trovare numeri più alti occorre andare indietro di diversi decenni, quando in classe c'erano anche 40 alunni. Nel 2009/2010 sono state 28 le province italiane dove il limite di 25 alunni per classe di media è stato superato. Record a Mantova e Pavia con, in media, oltre 27 piccoli per classe. Al classico e allo scientifico le prime scoppiano. Ventinove alunni per classe a Viterbo al classico, e 28 a Reggio Calabria allo scientifico. Valori che si avvicinano a quelli degli anni '50.
Il decreto del ministero dell'Interno del 26 agosto 1992, "Norme di prevenzione incendi per l'edilizia scolastica", prevede un "affollamento massimo ipotizzabile" di 26 persone per aula: 25 alunni, più il docente. Con un numero superiore di alunni, se non sono state previste misure particolari, l'esodo in caso di incendio può diventare problematico. Un'altra norma prevede un tot di metri quadri per alunno. "La ministra - spiega Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil - non si rende conto che in queste condizioni manca qualsiasi requisito di sicurezza. I tagli al personale docente hanno fatto aumentare il numero di alunni per classe e quello al personale Ata non garantirà neppure un adeguata vigilanza nei corridoi. Un disastro".
(04 settembre 2010)
mercoledì 25 agosto 2010
sabato 7 agosto 2010
E ora chiedete scusa a De Magistris
E ora chiedete scusa a De Magistris
Di questo ci aveva già avvertiti, tempo addietro, un simpatico PM napoletano, allora in servizio presso la Procura di Catanzaro, tale Luigi De Magistris, poi oggetto di procedimenti disciplinari, incompatibilità ambientali e delegittimazioni varie, di intensità e frequenza che raramente si sono viste nel nostro Paese.
Il suo stesso destino è poi toccato a chi su quei fatti, per competenza territoriale, ha dovuto indagare: i colleghi della Procura di Salerno.
Il tutto nel silenzio dell’Associazione Nazionale Magistrati (e dei suoi vertici). Di quella stessa ANM, cioè, che oggi rivendica chiarezza e si fa interprete e paladina della questione morale dei giudici. Ma la curiosa inversione di ruoli non si ferma qui. Oggi, infatti, alcuni tra gli accusatori dell’ex giudice risultano proprio tra coloro che sono interessati dalle attività del poco commendevole sodalizio.
Quello che fa più rabbia, in tutta la vicenda, è che ciò che ha detto anni prima De Magistris, oggi lo dicono in molti, cavalcando l’onda della convenienza ed approfittando di un momento in cui parlare apertamente di massoneria deviata e poteri occulti non espone ad eccessivi rischi. Solo pochi mesi fa, al contrario, un micidiale miscuglio di pavidità, meschinità e mancanza di coraggio (che ha coinvolto molti), insieme a forme di connivenza e collusione (di pochi, ma forse neanche troppo pochi), hanno determinato l’isolamento di colui che aveva per primo capito i meccanismi della nuova massoneria deviata (e la sua esistenza).
È accettabile tutto questo?
L’isolamento e la “punizione” dei magistrati scomodi non è un fenomeno nuovo: basti pensare alla mancata nomina all’ufficio istruzione di Giovanni Falcone, all’isolamento istituzionale che ha portato alla morte di Paolo Borsellino, alle leggi di cui è stato vittima Giancarlo Caselli, quando era il candidato destinato in pectore per la Direzione Nazionale Antimafia.
Per fortuna l’Italia è un Paese più attento di quel che si pensa, e De Magistris è diventato parlamentare europeo riportando in assoluto il maggior numero di voti. Ma chi lo ripagherà della sua carriera distrutta, dell’essersi dovuto dimettere, dell’aver dovuto cambiare quella vita professionale che aveva scelto e vissuto con tanti meriti?
Credo che in molti debbano oggi delle scuse ad un Magistrato che ha cercato, a caro prezzo, di servire le Istituzioni, e che è stato ripagato con attacchi, umiliazioni, illazioni. Questo addirittura a prescindere dal fatto che si condividano o meno le sue attività investigative (che a quanto pare cominciano a trovare importanti ed ulteriori conferme…): il mero fatto di averlo lasciato solo rende già colpevoli di ciò che è potuto (e non sarebbe mai dovuto) accadere ad un PM in prima linea.
Mi piace almeno pensare che oggi, da Bruxelles, quell’ex PM si stia godendo questo ulteriore episodio del solito teatrino italiano…
mercoledì 28 luglio 2010
Idv: Di Pietro, superate 500mila firme per referendum
Idv: Di Pietro, superate 500mila firme per referendum
domenica 25 luglio 2010
CONTINUA L'EPOPEA DEI CASSAINTEGRATI DELL'ISOLA DELL'ASINARA, SIAMO AL 150ESIMO GIORNO
Adesso sono passati centocinquanta lunghi giorni. Erano partiti con l’idea di occupare una banca, gli operai della Vinyls di Porto Torres. Hanno fatto molto di più. Sono saliti sulla cima di una torre aragonese, e poi l’hanno occupata. Si sono auto-reclusi in un carcere, e ci sono rimasti. Hanno piantato croci bianche nei prati, per disegnare nella vita di tutti i giorni, il cimitero del loro disagio.
Chiedono solo lavoro, ma continuano a restare in cassintegrazione. Hanno i mutui sospesi, come le loro vite. Per rompere la cortina dell’indifferenza hanno occupato aeroporti, strade regionali, piazze. Hanno traversato il mare. Sono andati davanti a Montecitorio. Hanno protestato in ogni modo. Hanno assaltato la piazzetta di Portocervo, hanno bruciato la bandiera delle Cayman (quella degli evasori che fingono di non possedere i propri yacht), hanno duellato con i ministri in televisione, dimostrando di saperne di più. Sono diventati famosi: Tino, Andrea, Gianmario, Pietro e naturalmente tutti gli altri.
Ma adesso sono centocinquanta giorni. Centocinquanta infiniti giorni. Qualcuno di loro – come Andrea Spanu, non si è mosso nemmeno un minuto dall’isola dell’Asinara, e adesso ci ha portato anche la sua famiglia. Qualcun altro come Tino Tellini, ha girato l’Italia e ha scritto un libro. Il più simpatico e tosto, Pietro Marongiu ha parlato dal palco di Piazza Navona, applaudito come un leader. In quattro si sono candidati. Tutti hanno posto all’opinione pubblica del nostro paese una semplice domanda: è giusto che l’Italia rinunci al proprio patrimonio industriale? È possibile che si riduca a comprare all’estero la plastica che continua a consumare (sempre di più, e sempre più cara, da quando la loro fabbrica ha cessato di produrla?).
Ai cassintegrati dell’Asinara, che hanno scelto di andare in carcere per spiegare a tutti che senza lavoro la loro vita è un carcere hanno detto tutti belle parole. Non gli ha risposto nessuno. Non Silvio Berlusconi, che un tempo prometteva grandi miracoli con la sua diplomazia Certosa, non il ministro Scajola, che ha pensato bene di iniziare la ricerca del lestofante che gli ha comprato la casa a sua insaputa (non risulta ancora che lo abbia trovato) dimettendosi proprio il giorno prima dell’incontro fissato al ministero per risolvere la crisi della chimica. Non è stata una grande perdita: parlando dei cassintegrati li aveva collocati a Nuoro, invece che a Porto Torres: quando si dice la conoscenza dei problemi.
Adesso, nell’Italia della crisi e delle vertenze che tengono appese le vite, nell’Italia in cui si sale sui tetti per salvare il proprio lavoro, era stato nominato un ministro per l’Attuazione del federalismo, ma non un sostituto al ministero dello Sviluppo economico. È come avere una nave senza capitano, mentre infuria la tempesta. Adesso, nell’Italia in cui la Fiat ricatta i suoi lavoratori e minaccia delocalizzazioni, gli operai della Vinyls sono rimasti impressi nei nostri cuori come una metafora, come un ammonimento, come una profezia. Forse alla fine saranno sconfitti. Ma intanto non mollano. Non a caso hanno recuperato un bellissimo slogan di Ernesto Che Guevara: “Chi lotta può perdere. Ma chi non lotta ha già perso”. Centocinquanta giorni, tre stagioni, qualcuno è ormai diventato un frammento dell’isola dimenticata, un’attrattiva turistica, una curiosità per le scolaresche: “Ecco, guardate, bimbi: gli operai cassintegrati”. Centocinquanta giorni, se li stanno dimenticando tutti, gli operai dell’Asinara. Quasi tutti. Questo giornale, testardo come loro, no.
Tre miliardi di euro ai partiti
di Primo di NicolaIl finanziamento pubblico in teoria è stato abolito. Ma tra rimborsi, contributi e trucchi vari, le segreterie hanno incassato lo stesso. Incluse quelle che non esistono più, ma continuano a prendere soldi
(22 luglio 2010)"L'espresso" ha ricostruito i mille rivoli di questo fiume di denaro, che si è modificato secondo gli assetti della politica e delle maggioranze, con formazioni che scompaiono e coalizioni in continua metamorfosi.
In questo inseguirsi di sigle e simboli, dalla contabilità bizantina, resta però un punto fermo, che ha il sapore di una truffa ai danni della cittadinanza. Perché nell'aprile 1993 il referendum per l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti era stato approvato con una maggioranza bulgara. L'iniziativa promossa dai Radicali di Marco Pannella aveva ottenuto il 90,3 dei consensi e avrebbe dovuto decretare la fine delle trasfusioni a vantaggio dei segretari amministrativi di movimenti grandi e piccoli. Invece no: nonostante quel voto, i cittadini hanno continuato a pagare per sovvenzionare la politica. Nel disprezzo della volontà popolare espressa dal referendum, la corsa all'oro di Stato è proseguita ed addirittura aumentata.
Sommando al denaro per gli organigrammi di partito quello per i loro organi: fondi a go-go erogati a favore dei cosiddetti giornali organi di partito, come la cara vecchia "Unità" del Pci-Pds-Ds, il "Campanile nuovo" dell'Udeur di Clemente Mastella, la "Padania" di Umberto Bossi, il "Foglio" di Giuliano Ferrara e le altre decine di testate di partiti e movimenti spesso fantasma o appositamente creati che, nello stesso periodo, da soli, secondo una stima de "L'espresso" , in quella torta di tre miliardi valgono circa 600 milioni di euro. Davvero un bel bottino.
Caccia al tesoro
È quella scatenata dai partiti per mettere le mani sul tesoretto pubblico dei rimborsi: ben 2 miliardi 254 milioni di euro stando al calcolo fatto recentemente dalla Corte dei conti fino alle elezioni politiche del 2008, cui vanno però aggiunti un altro centinaio di milioni maturati nel 2009 grazie alle ultime europee. Come è stato possibile trasferire tanto denaro nonostante il plebiscito del referendum? Aggirando il veto al finanziamento pubblico con una nuova formula: il meccanismo dei rimborsi elettorali. Sempre pubblici, sempre pingui ma formalmente giustificati dalla volontà di tutelare la competizione democratica.
Sulla carta, però, il risarcimento a carico della collettività avrebbe dovuto coprire soltanto i costi sostenuti nella campagna. Ma i furbetti del partitino hanno subito inserito un primo trucco: come per magia, i rimborsi volano lontano dalle regole dell'economia e si plasmano su quelle della politica, per dilatarsi e lievitare. Non si calcolano sulla base dei soldi effettivamente investiti e spesi per spot, comizi e manifesti, ma in proporzione ai voti ricevuti. Quanto per l'esattezza? Una cifra che si è gonfiata senza sosta e senza vergogna, in un'autentica corsa al rialzo. Nelle politiche del 1994, le prime dopo il referendum blocca finanziamenti che segnarono la vittoriosa discesa in campo di Silvio Berlusconi, il fondo a disposizione è stato alimentato con una formula magica: 1.600 lire per ogni cittadino, non tantissimo perché all'epoca un quotidiano costava 1.300 lire ma che fatti i calcoli produce una cifra monstre. In totale, per Camera e Senato, il contributo toccò la cifra di 90 miliardi 845 milioni di lire. Un bel gruzzolo, non c'è che dire.
La torta che lievita
Ma, si sa, l'appetito vien mangiando, ed ecco negli anni successivi gli alchimisti parlamentari scendere in aiuto dei tesorieri di partito. I maestri del ritocchino si danno da fare e nel 1999 il contributo triplica e passa a 4 mila lire per abitante. E come è accaduto in tutte le botteghe, nel 2002 l'euro ha offerto un'occasione ghiotta per scatenare aumenti selvaggi e poco chiari. Si prevede un 1 euro per ciascun anno di legislatura: in pratica 5 euro per ogni cittadino italiano. Certo, parallelamente si cancella quel 4 per mille che dal 1997 per due anni ha dato ai cittadini la possibilità di destinare ai partiti questa percentuale dell'imposta sul reddito fino a un totale massimo di 56 milioni 810 mila euro. E poi si era ridotto il fattore di moltiplicazione: non più il totale dei cittadini ma solo il numero degli iscritti nelle liste elettorali della Camera.
Acerra e lo scandalo infinito
Vi ricordate il 26 marzo del 2009 ? E’ il giorno in cui in pompa magna il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi insieme al suo fido Bertolaso pigiarono il bottone per accendere il forno del piu’ grande e discusso inceneritore d’Europa . Eravamo ad Acerra e in quell’occasione il cavaliere definì eroi ( forse in ossequio alla memoria di Mangano) quei “signori” dell’Impregilo che avevano resistito alle proteste delle popolazioni, ad alcuni politici ( chi scrive..) che avevano osato denunciarli in Procura e a qualche magistrato che avendo riscontrato la bontà delle denunce (le mie..) li aveva messi sotto processo per truffa aggravata, corruzione, disastro ambientale, in buona compagnia con il presidente della Regione Campania Bassolino.
L’emergenza è finita annunciavano tutte le televisioni di regime e la stampa di famiglia , e tutti dalla Chiesa alla politica a riconoscere il merito di Berlusconi nell’essere riuscito nell’impresa.
Pochi di noi ostinatamente hanno continuato a mantenere alta l’ attenzione sullo scandalo piu’ terrificante della nostra storia recente; perché ha messo insieme sperpero di denaro pubblico (oltre due miliardi di euro ) e devastazione ambientale con l’apporto determinate di un sistema corruttivo diffuso fatto di camorra, imprenditoria e malapolitica.
Il 1 giugno del 2009 andai in Procura a Napoli per chiedere il sequestro dell’inceneritore di Acerra perché stava funzionando in violazione delle leggi vigenti nel nostro Paese e delle normative europee. C’è una indagine in corso in Procura. In realtà, oltre a non rispettare le prescrizioni previste dalla Commissione VIA(valutazione impatto ambientale) sulle emissioni e su alcuni adeguamenti impiantistici, l’inceneritore di Acerra dopo poche settimane aveva già superato il limite massimo di emissioni di polveri sottili ( pm10) previste per l’intero anno. La legge prevede che in un anno non si può superare il limite per piu’ di 35 giorni, ad Acerra quel limite è stato superato di circa 200 volte . E basta andare sul sito dell’ARPA Campania per verificare che anche nel 2010 il limite è stato ampiamente superato.
Ma la novità è rappresentata dal continuo fermo di alcune linee dell’impianto per problemi strutturali,(si ricorda che all’epoca della gara,1998, veniva definita obsoleta la tecnologia usata dall’Impregilo) , continue manutenzioni che fanno funzionare l’inceneritore a mezzo servizio. Siamo molto lontani dalle 2000 tonnnellate di rifiuti al giorno e nonostante questo le emissioni continuano a sforare i limiti con gravi conseguenze per i polmoni dei cittadini.
L’emergenza non è finita a Napoli e in Campania, anzi è aggravata dal fatto di aver “consumato” altro territorio per le discariche e non si è avviata seriamente né la raccolta differenziata ne gli impianti per il trattamento della frazione organica ( compost). La parte umida viene mandata in Sicilia pagando 200 euro la tonnellata perché in Campania non c’è neanche un sito per trattare questa frazione. Ed è curioso che vada in Sicilia dove c’è un’altra drammatica emergenza e non riescono a trattare i rifiuti siciliani ma a lucrare sui rifiuti che vengono dalla Campania.
L’emergenza non è finita a Napoli e in Campania, anzi è aggravata dal fatto di aver “consumato” altro territorio per le discariche e non si è avviata seriamente né la raccolta differenziata ne gli impianti per il trattamento della frazione organica ( compost). La parte umida viene mandata in Sicilia pagando 200 euro la tonnellata perché in Campania non c’è neanche un sito per trattare questa frazione. Ed è curioso che vada in Sicilia dove c’è un’altra drammatica emergenza e non riescono a trattare i rifiuti siciliani ma a lucrare sui rifiuti che vengono dalla Campania.
http://www.ilfattoquotidia
lunedì 19 luglio 2010
I "ripulisti" di facciata
Degrado in via Tribunali
immondizia fin dentro le chiese
Centro storico, pochi turisti e cumuli di immondizia abbandonati per strada tra piazza Girolamini e il vecchio tribunale. C'è di tutto: suppellettili varie, cartoni, mobili, rifiuti di ogni dimensione e genere
di CRISTINA ZAGARIACentro storico. Domenica mattina. Molto caldo, pochi turisti e cumuli di immondizia abbandonati per strada, nel tratto di via Tribunali, tra piazza Girolamini e il tribunale vecchio. Cartoni, mobili, sacchetti di spazzatura invadono lo spazio vitale e si arrampicano tra i gradini delle chiese, tra caos, abbandono e cattivo odore. Caso eclatante l'entrata della chiesa di Santa Maria della Pace, bloccata da un cassonetto dell'immondizia traboccante di sacchetti e vecchi mobili, buste e scatoloni abbandonati per terra.
Il reportage fotografico è stato realizzato ieri mattina, alle 11, dai volontari dell'associazione "No Comment", costituita dai residenti della zona. Le foto mostrano via dei Tribunali soffocata dai rifiuti e sono state tutte scattate nella parte del Decumano maggiore che va verso via Duomo e porta a Forcella.
"Santa Maria della Pace fa parte dell'omonimo complesso, formato da un ospedale del XVI secolo e dalla Sala del Lazzaretto ed è la più umiliata e offesa dal comportamento incivile dei "buttamonnezza no stop" - denuncia Patrizia Bussola, coordinatrice progetto "Vivibilità Urbana" dell'associazione - I napoletani non rispettano più neanche più i luoghi sacri". Situazione quasi simile a piazza Gerolomini e a piazza Sedil Capuano. "Via Tribunali è abbandonata - conclude Patrizia Bussola - A meno che non si trovi a passare una certa Julia Roberts, come a settembre del 2009: allora scomparvero perfino i contenitori dell'immondizia. Ma se non ci sono i vip, la città viene lasciata morire. E ne paga le conseguenze chi non ha i soldi per andare in vacanza".
giovedì 15 luglio 2010
Caos
i finiani:"Orgogliosi dimissioni di Cosentino"
Il Senatur: "Ogni giorno si inventano una P2 o una P6. Sono cose che fanno ridere, ma la gente non vuole essere ascoltata". Bocchino: "Nel Pdl coordinatore balneari". Finocchiaro (Pd): "Tre dimissioni per la vergogna in due mesi"
In un paese normale dopo tutti questi scandali si sarebbe reagito contro chi delinque, noi li difendiamo.
Adesso pure Cesare
(15 luglio 2010)
Le dimissioni di Cosentino, il caso Brancher, l'inchiesta sull'eolico: il governo sempre più vicino alla crisi? Massimo Giannini ne parla con Antonio Di Pietro, ospite di RepubblicaTV
E' ora che questo governo vada a casa
lunedì 12 luglio 2010
150 emendamenti per bloccare il DDL sulle intercettazioni
DOMANI 150 EMENDAMENTI PER BLOCCARE DDL INTERCETTAZIONI
“Domani l’Italia dei Valori presenterà in commissione 150 emendamenti al disegno di legge sulle intercettazioni con lo scopo di rivoltarlo come un calzino e fare in modo che il provvedimento venga bloccato. Infatti, noi lo abbiamo da sempre sostenuto: il ddl intercettazioni può essere solo ritirato. ”. Lo afferma in una nota il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro.
giovedì 8 luglio 2010
domenica 27 giugno 2010
Eletto il nuovo Segretario Provinciale ed il suo coordinamento
venerdì 25 giugno 2010
Raccolta firme
martedì 22 giugno 2010
Girifalco si avvia a elezioni comunali anticipate
In attesa di esaminare domani il ricorso presentato da molte Regioni, la Corte Costituzionale ha bocciato una parte sostanziale del decreto legge che sanciva il ritorno dell’Italia al nucleare. E’ stato disintegrato nel silenzio totale dei maggiori media.
La sentenza è la numero 215 del 9 giugno 2010. Essa ha cancellato, in quanto incostituzionale, il quarto articolo della legge numero 102 del 3 agosto 2009: il ritorno al nucleare, appunto.
Il nodo dell’incostituzionalità, tagliando con l’accetta: si è fatto per l’atomo un provvedimento urgente (un decreto legge, un pacchetto anti-crisi e per lo sviluppo) affidandone l’esecuzione a capitali privati, che sono per natura incerti: è una cosa inconciliabile con l’urgenza stessa.
Il quarto articolo del decreto legge sul nucleare diceva in sostanza tre cose.
Primo, che la costruzione delle centrali nucleari era faccenda urgente e indispensabile. Secondo, che essa sarebbe stata realizzata con capitali privati, o prevalentemente privati. Terzo, che il Governo avrebbe potuto istituire commissari straordinari con poteri esclusivi e totali a proposito dell’ubicazione delle centrali.
La questione della costituzionalità di questo articolo era stata sollevata dalle Regioni Umbria, Toscana, Emilia-Romagna e dalla Provincia autonoma di Trento.
La suprema corte ha appunto stabilito che l’urgenza delle centrali nucleari non si concilia con il ricorso ai capitali privati per costruirle: un’azienda investe dove e quando le conviene, non al comando di un decreto legge.
Dice la sentenza: “trattandosi di iniziative di rilievo strategico, ogni motivo d’urgenza dovrebbe comportare l’assunzione diretta, da parte dello Stato, della realizzazione delle opere medesime”.
Dunque, se lo Stato non si muove in prima persona, le centrali nucleari non sono poi così urgenti. E di conseguenza “non c’è motivo di sottrarre alle Regioni la competenza nella realizzazione degli interventi”.
Domani, 22 giugno, la Corte Costituzionale si pronuncerà sul ricorso più famoso contro il ritorno al nucleare: quello promosso da 11 Regioni, anche se recentemente il Piemonte di Cota ha fatto dietrofront.
Questo ricorso verte sulla mancata previsione della necessità di un’intesa con le Regioni e gli enti locali a proposito dell’ubicazione delle centrali nucleari.
Su Julie News la Corte Costituzionale boccia il decreto sul ritorno al nucleare
La sentenza della Corte Costituzionale numero del 9 giugno 2010 che boccia il ritorno al nucleare
La legge numero 102, del 3 agosto 2009, conversione del decreto-legge numero 78 che sancisce il ritorno al nucleare
lunedì 21 giugno 2010
Emendamenti, il ritorno del condono edilizio "Anche per abusi in aree protette"
A pagare la nuova finanziaria saranno sempre gli stessi e a goderne saranno sempre i soliti furbi
domenica 20 giugno 2010
Come "non far riflettere" la gente
"L'AQUILA. A due giorni dal corteo per chiedere agevolazioni fiscali per l'area del cratere e maggiori garanzie sulla ricostruzione, l'assemblea di piazza Duomo rilancia la protesta contro la scelta del Tg1 e del Tg2 di ignorare la mobilitazione. Mentre su Facebook i commenti di protesta mandano in tilt le pagine delle testate, c'è chi pensa a un evento davanti alla sede Rai di viale Mazzini.
La Nutella. Passi per il servizio sull'ernia di Buffon, che nel bel mezzo della kermesse Sudafricana rappresenta comunque un argomento di interesse. Passi per i danni derivanti dagli interventi estetici, ampiamente recensiti dal Tg1. Ma il servizio che proprio non è andatao giù agli aquilani è stato quello del Tg2 di mercoledì sera sulla Nutella. E' stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
VIDEO Il Tg2 risponde: "Ecco il nostro servizio"
LEGGI E su Facebook parte il "No Tg1 day"
«Protestiamo contro i Tg delle due emittenti principali del servizio pubblico», si legge in decine di commenti «che hanno ritenuto più importante disquisire sulla cioccolata anziché dar voce a un corteo di 20mila persone che blocca l'autostrada, con sindaci e parlamentari in testa». Così, da due giorni a questa parte, circolano su Facebook strani fotomontaggi di gente in corteo con dietro un barattolo di Nutella gigante, con scritto «Aquilani in piazza per festeggiare la nutella». Una didascalia che richiama l'altrettanto contestata scelta del Tg5 di presentare il consiglio straordinario in piazza Palazzo come festa per la riapertura dei primi locali in centro.
Viale Mazzini Proprio da qui è maturata l'idea di una mobilitazione a Roma, davanti alla sede Rai. «Se andremo a Roma», hanno spiegato dal tendone di piazza Duomo «manifesteremo non solo davanti a Montecitorio, ma anche davanti alla sede di viale Mazzini».
Sulla rete è stata fatta girare una lettera aperta al presidente della commissione di Vigilanza della Rai, Sergio Zavoli. «La stampa locale e le agenzie ci hanno seguiti», ha commentato Francesca Fabiani «e le testate hanno partecipato attivamente alla nostra manifestazione, ma Tg1 e Tg2 evidentemente devono ancora rispondere a dei padroni».
Web in tilt. I commenti del popolo di Facebook sulle pagine tematiche dedicate al Tg1 e al Tg2 sono arrivati talmente in massa, da costringere gli amministratori a chiudere temporaneamente gli spazi. Migliaia anche i messaggi di protesta agli indirizzi email alle due testate, divulgati sempre attraverso i social network. E intanto è nato il gruppo «No L'Aquila? No canone Rai», in cui gli amministratori invitano gli utenti aquilani a «non pagare il canone Rai finché non venga restituita dal servizio pubblico la giusta dignità ai fatti che accadono nella nostra città». Sullo stesso tono l'ordine del giorno straordinario presentato dai consiglieri Fabio Ranieri (Pd), Pasquale Corriere (Abruzzo Democratico) e Giuseppe Bernardi (Sd) in cui si invita non pagare il canone «come forma di disobbedienza civile».
Da parte degli organizzatori c'è comunque soddisfazione per la manifestazione. «Abbiamo dimostrato» ha detto ancora la Fabiani «che senza i cittadini le istituzioni hanno le armi spuntate».
martedì 15 giugno 2010
Digitale, Ue respinge ricorso Mediaset
"Incentivo per decoder è aiuto di Stato"
La Corte di Giustizia di Bruxelles ribadisce la decisione espressa dalla Commissione nel 2007: il contributo statale per l'acquisto dell'apparecchio distorce la concorrenza a svantaggio delle tv satellitari. E quel denaro pubblico va recuperato con gli interessi
lunedì 14 giugno 2010
sabato 12 giugno 2010
S T R A O R D I N A R I A
Nuove pagine
INFORMAZIONI PER LA RIDUZIONE DELLA TARSU (TASSA SUI RIFIUTI) NEL COMUNE DI GIRIFALCO
Informazioni generali
Chi vive da solo in un'abitazione o chi possiede un appartamento per uso stagionale (o altro uso limitato e discontinuo) e non intende affittarlo o darlo in comodato, può chiedere la RIDUZIONE del 30 della tassa (TARSU). La riduzione del 30% riguarda anche le abitazioni ad uso stagionale dei residenti all’estero.
ATTENZIONE: è indispensabile che la situazione effettiva coincida con quella risultante dall'anagrafe.
Il cittadino, INTESTATARIO della tassa, può presentare la richiesta AL COMUNE DI GIRIFALCO RITIRANDO GLI APPOSITI MODULI PRESSO L’ UFFICIO TRIBUTI pertanto è obbligatorio presentare richiesta per avere lo sgravio.
Requisiti richiesti
Essere l'unico occupante dei locali / avere la disponibilità di un alloggio per uso stagionale o discontinuo / avere la residenza all’estero.
Entro quale termine: 20 gennaio di ogni anno
giovedì 10 giugno 2010
La legge "bavaglio" è stata approvata
venerdì 4 giugno 2010
LA TUA FIRMA PER I REFERENDUM !!!
Prosegue in tutta Italia la campagna referendaria promossa da Italia dei Valori per difendere l’acqua pubblica, per fermare il legittimo impedimento e per bloccare il ritorno al nucleare.
In ogni regione, in ogni provincia, in ogni città, siamo presenti a fianco dei cittadini per spiegare le ragioni che hanno spinto Italia dei Valori ad iniziare questa nuova battaglia per la libertà, la democrazia, volta a restituire la parola e la dignità agli italiani, consentendo ai cittadini, la possibilità di esprimere democraticamente la volontà popolare su questioni vitali, restituendo loro la parola per difendere la salute, l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge e il diritto all’acqua come bene fondamentale dell’umanità e non come interesse di poche società private.
Con la vostra firma darete un apporto decisivo per l’abbattimento di tre normative altamente antidemocratiche:
*Se non difendiamo l’acqua pubblica ci allontaneremo dai bisogni dei cittadini per svendere alle multinazionali un bene prezioso come l’acqua.
*Se rimarrà la norma sul legittimo impedimento non saremo più tutti uguali davanti alla legge.
*Se non blocchiamo il nucleare spenderemo soldi inutili e metteremo a rischio la salute della popolazione e del nostro territorio.
Anche a Girifalco, il Circolo di Italia dei Valori, si attiverà con le giornate di mobilitazione per la raccolta delle firme presso il gazebo che sarà allestito:
- Giovedì 10 giugno 2010 - ore 9,00/12,00 - Via A. Migliaccio;
- Venerdì 11 giugno 2010 - ore 17,00/20,00 - Via A. Migliaccio;
- Sabato 12 giugno 2010 - ore 17,00/20,00 - Via A. Migliaccio;
Non possiamo permetterci il lusso di stare a guardare:
- NO alla privatizzazione dell’acqua, per difendere un bene pubblico: l’acqua è un bene di tutti!
- NO al legittimo impedimento, una delle tante leggi ad personam: la legge è uguale per tutti!
- NO al nucleare, perché già nel 1987 gli italiani hanno deciso, perché riproporlo? - Il nucleare è dannoso!
FIRMA ANCHE TU !!!