giovedì 24 marzo 2011

Fosse Ardeatine

http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/03/24/news/fosse_ardeatine_commemorazione-14031263/?ref=HREC1-7

Napolitano ricorda i 335 martiri e l'Unità
Fosse Ardeatine, gli studenti e la memoria

Il capo dello Stato depone una corona al mausoleo per le vittime dell'eccidio nazista del '44. Politici e scuole da Roma e province. L'Anfim: "L'Italia che amiamo". Omaggio alle due vittime riconosciute grazie all'esame del dna

I 335 nomi scorrono in un elenco interminabile. La lettura è stata il momento più toccante della commemorazione dei martiri delle Fosse Ardeatine, avvenuta questa mattina nel memoriale. Anche perché nel giorno del 67° anniversario dell'eccidio nazista del 1944 due delle 12 vittime ignote che allora furono fucilate hanno avuto un nome. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, deponendo una corona di alloro al mausoleo, ha ricordato l'orrore: "questa vicenda delle fosse Ardeatine è forse la più emblematica della ferocia che assunse la presenza nazista in Italia".

Alla cerimonia hanno partecipato il vicepresidente della Camera Rosy Bindi, il presidente della Regione Renata Polverini, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, il parlamentare del Pd Walter Veltroni, il Generale di Corpo d'armata Mario Marioli, comandante militare della Capitale, e, in rappresentanza della Provincia, Giuseppina Maturani. La cerimonia è stata seguita anche da molti ragazzi venuti da tutto il Lazio. A loro si è rivolto il capo dello Stato con un appello alla memoria.

La cerimonia al mausoleo

"Vedo molti ragazzi dell'ultima generazione - ha detto Napolitano - che sono qui con molta serietà comprendendo bene il significato di questa cerimonia". Il presidente ha ricordato poi che la commemorazione rientra a pieno titolo nelle celebrazioni per il 150°. "In questi 150 anni - ha detto - ci sono anche quelli terribili della seconda Guerra mondiale e questa vicenda è la più emblematica della ferocia che assunse la presenza nazista in italia".

Fiaccole per la memoria

"Proprio oggi, 67 anni fa, in questo piazzale i martiri ardeatini videro per l'ultima volta la luce del sole. Mai interromperemo questo doveroso cammino nel ricordo", ha commentato Rosetta Stame dell'Anfim (l'Associazione nazionale famiglie martiri) prima dell'appello delle vittime ardeatine. "Questa è la nostra storia, storie dell'Italia che amiamo di cui siamo attenti difensori. Desidero dire, non senza emozione, che da 12 caduti ignoti ora ce ne sono 10 - ha aggiunto parlando dell'identificazione di due vittime con l'analisi del Dna - Rendiamo onore ai caduti Marco Moscati e Salvatore La Rosa".

"Ci sono tantissime scuole, non solo di Roma ma anche dei Comuni delle varie regioni italiane arricchite da un martire", ha proseguito Stame. "Questa è l'Italia nata dai nostri padri: viva l'Italia unita, libera e democratica", ha concluso. I ragazzi avevano tra le mani diverse bandiere bianche con il logo dei 150 anni dell'Unità d'Italia. La cerimonia, prima di concludersi con la visita alle Fosse, ha avuto una preghiera nei riti cattolico ed ebraico.

Plauso anche da parte della presidente della Regione Lazio. "C'e' una presenza significativa dei ragazzi, - ha detto Renata Polverini - che ogni anno cresce. Credo che al di là dell'omaggio doveroso delle istituzioni, è importante che ogni anno si riesca a trasmettere ai ragazzi il messaggio affinché non accada più quello che abbiamo dovuto vedere".

A ricordare il sacrificio delle vittime è anche il sindaco Gianni Alemanno: "la commemorazione è particolarmente significativa perché sono persone che si sono sacrificate per mantenere viva l'identità italiana anche nei momenti più bui e drammatici, combattendo per i valori più profondi della nostra democrazia e libertà".

domenica 20 marzo 2011

INIZIATA LA CAMPAGNA REFERENDARIA

Dopo i tragici avvenimenti in Giappone, che dimostrano quanto sia pericoloso il nucleare, l'IDV dà il via alla campagna referendaria

Referendum , via alla campagna Idv
"Fermiamo Berlusconi e il nucleare"

Di Pietro sfida: "Voto politico per cacciare il premier, se vince il sì Napolitano prenderà atto che non ha più consenso".

sabato 12 marzo 2011

Una bandiera per l'Italia




In occasione del 150° anno dell'
Unità d'Italia, esponiamo, su ogni balcone, una bandiera d'Italia


domenica 6 marzo 2011

Sbalorditivo- Scritto l'11 febbraio 1950. 12 lustri fa. Ma attualissimo

Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.

Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.

Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico."

Piero Calamandrei

mercoledì 2 marzo 2011

Salviamo l'energia pulita

Fonte: REPUBBLICA

Mobilitazione senza precedenti contro la norma del ministro dello Sviluppo. In campo anche i deputati della maggioranza, compresi i "salva-governo" Razzi, Scilipoti e Polidori. Miccichè: "Federalismo a rischio". Sul testo si tratta ancoradi VALERIO GUALERZI

ROMA - Il governo ha fatto un mezzo passo indietro e il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo ha assicurato 1 che domani il Consiglio dei ministri non varerà nessun provvedimento in grado di mettere a repentaglio lo sviluppo delle rinnovabili. Le brutte sorprese sono però sempre dietro l'angolo e il vasto movimento di sostegno alle energie verdi consolidatosi nelle ultime ore continua a far sentire la sua voce per impedire il varo del decreto ipotizzato dal ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani.

"Sono state fino a questo momento oltre 14 mila le persone che a partire da domenica sera si sono attivate rispondendo all'appello 'SOS Rinnovabili', promosso dal tam tam della rete e dei social network e che hanno materialmente inviato una email agli indirizzi dei ministri", spiega uno dei promotori della campagna, il segretario di Asso Energie Future Gaetano Buglisi. "È un numero enorme di persone che si sono attivate per chiedere al governo di ripensare alla posizione di chiusura assunta, una posizione - continua Buglisi - che non è in linea con i pareri espressi dalle Commissioni competenti di Camera e Senato, che avevano indicato molte prescrizioni e parecchie correzioni al testo del decreto legislativo, contributi migliorativi assolutamente ignorati dalla bozza presentata al governo in Consiglio dei ministri".

Non a caso a far sentire la propria voce sono stati anche 65 parlamentari, la maggior parte dei quali della maggioranza, firmando un appello al governo in cui si chiede di recedere dalle posizioni assunte. Tra loro - particolare non di poco conto - anche Razzi, Scilipoti e Polidori, tre deputati decisivi lo scorso 14 dicembre per la fiducia al governo. Un malumore lievitato in giornata al punto da far minacciare a 8-9 deputati di Forza del sud, la formazione politica di Gianfranco Micciché, la possibilità di un voto contrario alla fiducia sul federalismo municipale.

Buglisi sottolinea poi un'ulteriore incongruenza: "Se è vero che il governo intende recepire, con la norma che dovrebbe essere approvata domani, una direttiva Ue che mira ad aumentare il ricorso alle energie pulite, allora rispetterebbe maggiormente le intenzioni europee non approvando nessuna legge". Una valutazione condivisa dalla federazione europea dei Verdi. "Il decreto Romani viola la direttiva UE 28 del 2009, perché rende di fatto impossibile realizzare gli obiettivi fissati dalla UE in materia di produzione di energie rinnovabili, distruggendo il loro potenziale economico e di occupazione per fare un enome regalo alla lobby nucleare", fanno notare da Bruxelles la presidente Monica Frassoni e Claude Turmes, relatore del provvedimento presso l'Europarlamento.

Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club ed ex consulente del Mse al tempo della gestione Bersani, la mette così: "A preoccupare il governo sono stati i numeri sorprendenti della produzione verde. Anche se il valore definitivo della potenza degli impianti a fonti rinnovabili installati nel 2010 si saprà solo fra qualche mese, si può stimare una produzione potenziale di oltre 10 TWh all'anno. Cioè la potenza verde installata lo scorso anno è in grado di generare una quantità di elettricità analoga a quella che sarebbe ipoteticamente producibile nel 2022 dal primo dei reattori nucleari EPR che si vorrebbero installare in Italia. Si tratta del 3% della domanda elettrica del paese, un risultato eccezionale".

Se la presentazione del decreto nella micidiale vesione originale sembra comunque scongiurata, resta da capire quale sarà il testo della mediazione. Nella riunione tecnica svoltasi oggi a Palazzo Chigi tra i rappresentanti dei ministeri dello Sviluppo economico, dell'Ambiente e delle Politiche agricole pare ci siano stati ripetuti e violenti scontri verbali, ma per ora non trapela nessuna indicazione sulle conclusioni raggiunte. Le trattative vanno avanti ad oltranza, ma Romani si mostra tranquillo. "Troveremo sicuramente un'intesa", dice. E poi, ineffabile, aggiunge: "In questi giorni sto passando per quello che è nemico delle rinnovabili. Io sono assolutamente a favore, tant'è che l'obiettivo del governo al 2020 è del 17% di energia prodotta da rinnovabile".